lunedì 27 marzo 2017

Fiori e vibrazioni

Ieri con l'ausilio di Annalisa Zini e le sue campane tibetane abbiamo celebrato il risveglio di noi stessi e della natura, il tempo di rinascita. Abbiamo respirato, meditato e lodato Dio, con parole in sanscrito e in greco. Alcuni hanno riposato, la fatica di reggere questa esperienza è tanta. Altri più attivi si sono incontrati "dentro".
Si è creato un gruppo bellissimo, vi ringrazio tutti dal profondo del cuore.

«Espandendo la coscienza verso il basso (la bioenergetica) porta l’individuo più vicino all’inconscio. Nostro obiettivo non è di rendere cosciente l’inconscio ma di renderlo più familiare e meno spaventoso. Quando scendiamo fino a quella zona di confine in cui la coscienza del corpo tocca l’inconscio, ci rendiamo conto che l’inconscio è la nostra forza, mentre la coscienza è la nostra gloria. Percepiamo l’unità della vita e comprendiamo che il significato della vita è la vita stessa(…) Allora avviene un rinnovamento alle sorgenti più profonde del nostro essere e possiamo salutare il nuovo giorno con un maggior grado di consapevolezza, che non ha bisogno di aggrapparsi alla sua luce effimera per paura del buio». (Lowen, 1975, 284).

sabato 25 marzo 2017

Cammino di guarigione


Si può viaggiare da turisti o da pellegrini. O da se stessi.
Questo è un viaggio alla ricerca di sé.
Per me – terapeuta della voce – di fronte allo stress il motto è: «Fermati e respira». E ascolta (te stesso).
Per Mauro – guarito dal cancro e pellegrino del mondo, che ha fatto del cammino la sua terapia - «Alzati e cammina». (cit. )

«Talita kum» è un canto di guarigione: in aramaico sono le parole che dice Gesù alla bimba che pare morta, citate nel Vangelo di Marco.
Al paralitico dice «Alzati e cammina» (sempre Vangelo di Marco). La paura ti paralizza. L’esortazione di Cristo è credi in Me e credi in te, coraggio, alzati e cammina.

Il vangelo ci presenta un paralitico. Il paralitico non fa nulla. Non parla, non dice una parola, non si muove, non interviene, non cammina. Non ha neppure un nome: è come dire un “uomo morto”, che non sa fare più nulla nella vita, che ha smesso di vivere, che ha perso ogni forza. E’ un uomo paralizzato, sclerotizzato, fossilizzato, totalmente passivo. Il fatto che, disteso su di un lettuccio, sia portato da quattro persone, vuol dire che la sua paralisi è totale.
 “Noi ci saremmo aspettati che Gesù vedendolo, lo toccasse e lo guarisse. Ma non è la paralisi corporea il suo problema. E’ dentro il suo problema, e Gesù lo sa. E’ l’animo paralizzato. Gesù per dire quanto è forte e pericolosa questa invisibile ma reale paralisi interna, la chiama peccato”. (da Qumram.net)
Guarire non è come andare dal dentista. Guarire vuol dire riconoscere che io sono ferito, che io sto male, che io sto soffrendo. Guarire è fare contatto con la mia ferita: toccarla anche se mi ripugna, anche se preferirei non vederla, anche se mi fa vergogna o mi fa male. E’ la mia ferita. Guarire è diventare consapevole che solo io posso essere il mio medico.
Sono io che devo prendermi cura della mia ferita perché è avvenuta nel mio corpo e quindi è mia e di nessun altro; qui si è ammalata e solo qui può ritrovare le sorgenti per guarire.
«A volte le persone vengono, svuotano il sacco e dicono: “Mi dia un consiglio. Che cosa devo fare?”. Io rispondo: “Non ho la minima idea di cosa deve fare lei. E’ un problema suo, non mi riguarda. Se vuole, ciò che io posso fare è accompagnarla nella sua strada”. A volte le persone si arrabbiano e se ne vanno. A volte capiscono e rimangono.
Nessuno può vivere la tua vita. Nessuno può amare con il tuo cuore. Nessuno può affrontare i tuoi problemi. Nessuno può guarire le tue malattie. E’ un compito personale, tuo. Decidi tu cosa fare» (Qumram.net).
Posso fare la strada con te, ma non posso fare la strada per te. 
Per questo - counselor in training - sto con te, ti sto vicino, ti aiuto a trovare la strada e ti accompagno per un pezzo.
Camminiamo insieme.
Per guarire.
Foto del Wadi Rum, Giordania 2014, presto in esposizione in un evento pubblico - nostro e vostro -  a cura della Fondazione per la Ricerca sul Cancro di Candiolo.

martedì 21 marzo 2017

… dedicato al mio papà

Sciogliamo il gelo, sciogliamo le catene. Come? con il respiro.
Con il respiro tratteremo la nostra resa, e saremo liberi.
Anche dalle catene che ci siamo posti noi stessi!

A. Lowen: «Solo una respirazione piena e profonda permette di trovare le energie per una vita più ricca e spirituale»
Quando siamo in un impasse, una situazione ferma e complessa e  non riusciamo a cambiare qualcosa che ci sta a cuore, spesso facciamo mille ragionamenti mentali.
Ma… la radice di questa stagnazione è nel corpo, non nella mente. Nel nostro corpo!
Proprio così, non è cosa di altri, non dipente dall'agire o dal parlare di altri.
La nostra modalità di sentire noi ed il mondo è invariata? continueremo a trovare le stesse risposte.
Purtroppo nessun ragionamento - nostro o di altri - ci farà cambiare idea.
Allo stesso modo ogni esperienza che non incida sul nostro modo di percepire le cose non ci farà cambiare idea.
Allora quello che ci è necessario è cercare come, nel corpo, alimentiamo la nostra stagnazione.
A volte abbiamo delle contratture interiori cronicizzate, come freni sempre tirati.
A volte questa stagnazione è più "fine", regolata dal nostro respiro e dalle sue pause.
Se respiriamo sempre nello stesso modo, se andiamo come il treno lungo i soliti binari, non avremo l’energia per il cambiamento.
E non basta fare ginnastica o camminare o correre per ampliare il nostro respiro.
Le attività aerobiche allargano la capacità respiratoria ma – per cambiare – abbiamo bisogno di allungare il respiro. Allungare il respiro è l’equivalente del sentire: più il nostro respiro è lungo e più sentiamo.
Ma attenzione: non possiamo forzare la lunghezza del respiro con la volontà.
La lunghezza del respiro aumenta solo con la resa.
È quando ci arrendiamo che ci risolviamo ad iniziare qualcosa di nuovo.

lunedì 20 marzo 2017

Benvenuta primavera!

Equinozio e primo giorno di primavera, mi permetto di citare un mito antico, quello di Persefone.
«Persefone è tornata. Passo dopo passo, fiore dopo fiore, petalo dopo petalo, seme dopo seme, ha risalito i gradini degli inferi ed ha portato il dono della vita.
Tutto sta fiorendo, tutto sta rinascendo, tutta l’oscurità del passato rimane alle spalle, sepolta, abbandonata, cambiata e trasformata a nuova vita.
Persefone può abbracciare sua Madre Demetra. L’amore è il dono della primavera che stiamo vivendo, solo un atto grande d’amore, può fare nascere la nostra nuova primavera»
.
Tutto il cosmo ci invita ad osservare il seme profondo che abbiamo piantato
Pazienza è la prima parola da comprendere. Le cose non crescono così dal nulla, ci vuole tempo ed amore. Forzare le cose non porterà a nulla, pretendere, sbattere i piedi, annaffiare troppo il nostro seme, non lo farà nascere prima, non porterà a noi nessun beneficio, solo tanta ansia nel domani e preoccupazione.

Germogliare è la seconda parola che Persefone ci dona. Tutto ha un tempo.
Il segreto di questo processo è respirare.
Nonostante le nostre vite piene di caos, la primavera arriva…
Proviamo a ri-iniziare a sentire questo brivido, questa forza che ci fa fiorire.
E' importante fiorire, non importa dove e come, importa che il gelo si è sciolto, che la fiamma danzi alta e che la pioggia nutra i fiori.
«Sboccia.
Fiorisci, non ti tenere tutto dentro (…).
Cosa stai aspettando allora? 
Cosa stai pensando?
 Cosa stai vivendo? 
Cosa stai facendo?
 Devi fiorire nel canto degli uccelli, devi vivere questa primavera»
.


Domenica 26 si canta e si vibra all'unisono!

Domenica 26 ore 18-20 terapia del respiro, canti tibetani e bagno di campane tibetane, grazie al suono meraviglioso degli strumenti di Annalisa Zini.
C'è chi non conosce questo tipo di strumento: ha origini antichissime, molto più di clavicembalo, pianoforte, chitarra, flauto o violino; la loro origine è sull'Himalaya da una cultura pre-buddista; la nostra amica ne ha studiato l'uso ed è vissuta per oltre un anno in India. In occidente c'è interesse verso le campane tibetane, grazie specialmente all'opera di Peter Hess, ingegnere e fisico austriaco, fondatore dell'Istituto per il massaggio terapeutico con le campane, che da anni trasmette le sue conoscenze attraverso seminari e corsi, e come il musicista tedesco Georg Deuter, che ha pubblicato due album. E' musica e la musica come dico spesso fa bene. La musica di un certo tipo e qualità di più!
Le campane tibetane sono statiche o a terra. Il batacchio non è interno e a pendolo, ma manuale ed esterno: la campana viene suonata colpendola e/o sfregandola con il percussore sul bordo esterno. Il suono di questi strumenti corrisponde ad una lunga vibrazione poliarmonica. Il suono lungo e suggestivo produce effetti benefici sul corpo e libera la mente.
(Non ci dedichiamo a pratiche occulte, non ci interessa)
Vi aspettiamo, prenotarsi urgentemente, posti limitati.
angelica1212.oneminutesite.it

lunedì 13 marzo 2017

Primavera nell'aria: sciolta la neve, sciolte le tensioni

La neve si è quasi sciolta per lasciare spazio ai bucaneve, alle primule, alle viole ed alle pratoline. Come si scioglie la neve così sciogliamo le tensioni, come si libera il profumo delle mammole, così liberiamo la voce.
Che cosa significa quindi sciogliere le tensioni?
Ci lavoro e ri-lavoro e sono le tensioni croniche quelle più toste.  Espressione delle nostre difese, conservano nella memoria cellulare i traumi del passato. Traumi fisici e non.
Ci siamo ritirati e difesi in una specifica occasione da piccini e siamo rimasti lì, come la chiocciola nel guscio, per molto tempo. Fino ad ora. Non vogliamo soffrire più, così rimaniamo bloccati dentro.
Queste famose tensioni in genere non impediscono le funzioni della muscolatura, ma limitano la consapevolezza del nostro corpo.
I tipo di movimento per sciogliere sono: 1) allungamento e 2) rotazione.
1) facilitano la lunghezza di inspiro ed espiro.
2) allentano l’anello di tensione.
In più ci metterei il suono: il vocalizzo è congiunto all’emozione che sta imbrigliata nell’esperienza. Per stare meglio di solito parliamo con lo specchio, con il diario, in auto da soli, al caffé con un'amica, un amico, un terapeuta, un confessore, una persona di fiducia. Abbiamo bisogno di parlare, di scrivere e - aggiungo - di cantare quello che sentiamo.
Ma come fare se non c'è consapevolezza, se queste parole non fanno parte della nostra memoria cosciente? Col vocalizzo. Passando attraverso l’espressione semplice, alla vibrazione del suono, diamo voce all’aspetto analogico (non verbale) delle nostre emozioni. Così ne riacquisiremo la parola e potremo raccontare a noi stessi innanzitutto, perché l’impiego delle parole giuste è una funzione energetica, è una funzione della coscienza.
Avremo così la consapevolezza dell’esatta corrispondenza fra la parola e la sensazione.
Ma non ci basta, andiamo più in profondità. Che cosa possiamo fare ora - da adulti - se ci sentiamo attaccati? accettare o non accettare, quindi stare in difesa oppure reagire.
Da piccoli andavamo in difesa, perché non si ripetesse l'attacco, quindi stavamo in opposizione e lo facciamo ancora, e ci mettiamo tutte le nostre energie, ma non andiamo avanti e non esprimiamo apertamente questa opposizione, anzi ci restiamo così tanto da restare bloccati in questa dinamica. Invece di muoverci blocchiamo il corpo. Oppure la non accettazione si manifesta come reattività: si innesca "il pilota automatico" e riproduciamo la stessa reazione ed esplodiamo.
Ma andando in profondità impariamo ad accettare e diminuire la reazione, con consapevolezza..
Con l'esercizio poniamo innanzitutto l'attenzione al corpo. Consapevolezza ed attenzione collaborano e producono padronanza di sé e capacità espressiva.
Solo così possiamo dar voce, perché avremo riacquistato le parole ed i suoni. (liberamente ispirato a "Bioenergetica" di A. Lowen)

sabato 11 marzo 2017

Avere le intuizioni (insight) = né pazzi né visionari né posseduti

Che cos'è l'intuizione?


Per noi apprendimento=studio=imparare qualcosa già conosciuto da altri.
Siamo poco stimolati all’apprendere dall’esperienza. Che richiede di stare nel presente!
Qui si tratta di un apprendimento che passa attraverso intuizioni.
E' molto gratificante: ci motiva a rimanere radicati e attenti e suscita emozioni piacevoli anche se l’intuizione riguarda una parte di noi difficile.
Come fare allora ad avere una intuizione, un "insight"? ossia visione (sight) interna (in)?
Ci sono tre condizioni indispensabili e in contemporanea per aumentare le nostre capacità.
1) attenzione non divisa; 2) percezione del corpo; 3) intenzione di imparare.
E' difficile? certo, sennò che ci stanno a fare i counselor!
Utilizzo una metafora di Nicoletta Cinotti che ringrazio per le sue lezioni: «se apriamo tutti i rubinetti di casa e facciamo funzionare contemporaneamente lavatrice e lavastoviglie la pressione dell’acqua potrebbe essere insufficiente. Se apriamo solo un rubinetto non avremo problemi di pressione!» (per questo ci vuole tutto in contemporanea).
Un insight o intuizione è un nuovo modo di mettere le informazioni insieme.
Esse usano una modalità inconsueta che le rende rare e preziose. Per avere intuizioni ci occorre trovare strade inconsuete.
Le insegnano la bioenergetica, la corenergetica e la mindfulness:
Quali? 1) una mente ricettiva, non con stimoli opposti o conflitti. Una qualità di mente che sperimentiamo quando abbiamo fatto lavoro corporeo bioenergetico, ossia quando non abbiamo permesso alla tensione di oscurare i dettagli della nostra esperienza. 2) L’attenzione rivolta all’interno (e sguardo all’interno), perché molte intuizioni compaiono come immagini, ma non le riceviamo con gli occhi fisici, ma quelli della mente, senza le distrazioni che arrivano dall’esterno. 3) Stare allegri: più l’umore è positivo più vediamo connessioni. L’umore negativo ci fa ripetere gli stessi passi e restringe la prospettiva, mentre le emozioni positive la dilatano in modi e misure che non immaginiamo. «E quindi permettono alle nuove idee di varcare la soglia della nostra critica». 4) Infine, N.B.: non pensare alla soluzione fa spuntare buone intuizioni!
Queste cose le sto imparando per me e le condivido volentieri con voi, ma per me non c'è nulla di nuovo: la mia nonna materna Marianna, nata nei primi anni del 1900, sposa di Alfonso e madre di bei bimbi (tra cui la mia mamma Irma e mio zio padrino Daniele), grande lavoratrice e tessitrice, sapeva fare la pasta in casa, era radicata in questo mondo, in un paesino del Molise (Castelmauro-CB) e fortemente credente già applicava questo metodo e "in un certo senso" me lo ha trasmesso (non vi dico come).

Ciao nonnina! ti porto in cuore.
angelica1212.oneminutesite.it

La complementarietà del lavoro personale su respiro e voce

Il lavoro che propongo su respiro e voce è complementare con il lavoro dei medici e degli psichiatri.
Perché? scioglie e libera.
Una mia cara amica, Lidia, mi ha fatto un bel complimento: «venire da te è come lavarsi i denti». Sì, è vero, è prevenzione.
Allora cerchiamo di capire che cosa sono le tensioni. Così capiremo come scioglierle.



«La tensione muscolare cronica è l’espressione fisica del senso di colpa, perché rappresenta l’ingiunzione dell’ego contro certi sentimenti e certe azioni». (A. Lowen)

Quando parliamo di muscoli contratti in genere abbiamo una visione unitaria: qualcosa di teso, rigido e che duole.
Il muscolo ha molte espressioni, ognuna corrisponde ad una diversa posizione emotiva e tutte hanno una relazione con la forza: la contrazione genera una forza in seno al muscolo.
La più tipica tra le contrazioni è il ritirarsi, il tirarsi indietro. Corrisponde al nostro tirarci indietro dall’intimità con gli altri. Ci mette in una posizione difensiva.
Un'altra è l' allungamento: porta ad andare al massimo delle nostre possibilità. Sfrutta la forza che abbiamo immagazzinato nella fase di accorciamento. Così non è insolito che una persona molto ritirata abbia una apertura improvvisa e inaspettata. Oppure una esplosione improvvisa e inaspettata. Un'altra ancora è quella  circolare. Di queste si occupa prevalentemente la bioenergetica: quelle che fanno perdere la percezione di una parte del corpo pur mantenendone la funzionalità. Quelle che ci rendono meccanici e privi di sentire nel nostro muoverci nel mondo. Quelle che hanno bisogno di una cura circolare come l’affetto. Ne hanno bisogno perchè ogni contrazione muscolare esprime una emozione e ne nasconde un’altra.
L’affetto è una cura circolare perché scioglie e apre.
Non possiamo curare e curarci senza amare.
 «Alla fine, qualsiasi contrazione, ha un’unica cura che si chiama intimità e contatto. Intimità declinata con tutte le sfumature che appartengono a questa parola. Contatto con quel misto di presenza e attenzione affettuosa che ci fa riconoscere a quale distanza stare per dare contatto. Perché contatto non significa necessariamente toccare con le mani: significa essere toccati da ciò che l’altro fa per noi» (N. Cinotti).

Detto ciò vi abbraccio tutti, restiamo in contatto, keep in touch!
angelica1212.oneminutesite.it

lunedì 6 marzo 2017

Arrivederci dott. Fernand Peyrot, precursore

Mi piace dire arrivederci ad un iridologo! Queste sono le mappe che ho visto per la prima volta nel suo studio in Val Pellice. Mi disse cose vere che erano accadute e che accaddero anche dopo, tutte stavano scritte nei miei occhi! Istruì la mia mamma e a me insegnò cose bellissime e profonde con grande leggerezza.
Ricordo che piantammo una betulla mio padre ed io e raccogliemo la sua linfa generosa e depuratrice, per molti anni.
L'ho incontrato quando ero ragazzina e per me è stato una luce. Ancora il mio cuore è colmo di gratitudine per i suoi insegnamenti.
Mi sarebbe piaciuto che fosse stato presente al nostro Festival di Trasformazione. Son certa che dov'è ora troverà conferme oltre ogni dire umano.
Arrivederci dott. Fernand Peyrot, precursore, che va innanzi agli altri… e lei dottore andava avantissimo! Grazie di essere stato un po' con noi.
Arrivederci. Son sicura che ci ri-incontreremo nella Casa del Padre.

venerdì 3 marzo 2017

risuoniamo: voce e cristalli insieme, sabato 11

Per risolvere emozioni presenti e passate e per predisporci a quelle future possiamo trovarle, evocarle, cantarle, farle risuonare.
Un modo per incominciare, ciascuno per conto proprio, è fare un passo indietro, o meglio dentro di sè, e provare questo semplice esercizio:
osservare i nostri pensieri, metterli sotto la campanella di cristallo per vederli con chiarezza e scoprire che non sono realtà.
Possono essere
1) pensieri positivi o negativi sul futuro o sul passato;
2) pensieri-conversazioni immaginarie;
3) pensieri legati a stimoli del corpo, come l'appetito;
4) pensieri-fantasie che danno sensazioni gradevoli o di "fuga";
5) pensieri che educano la nostra mente: pensieri-RIFLESSIONI.
Ogni tanto, nel corso della giornata, anche solo 2-3 volte, fermiamoci e facciamo questa osservazione. Dura pochi istanti. Il giudizio lasciamolo alle persone con la toga.
E' un piccolo impegno che produrrà un bene grande. Doniamo spazio ai pensieri-riflessioni.
Poi vediamoci, giovedì 9 per il seminario di Libera la voce o sabato 11 per il workshop con i cristalli.

angelica1212.oneminutesite.it 
Workshop con Isabella Cambiganu con le campane di cristallo, in palestrina in via Tabona 4 a Pinerolo, sabato 11 ore 15-18!
Posti limitati, prenotarsi con urgenza. 349 4464863 angie_pons@yahoo.it


stiamo iniziando a fiorire: prossimo seminario giovedì 9