mercoledì 29 novembre 2017

Respira e riposa

Quest'anno il corso Libera la voce  presso la sede pinerolese Uni3 ha oltre 60 iscritti wow! Per fortuna non venite tutti insieme!  Ma mi piacete molto, sento che mi sto perfezionando.. . Quindi ecco una lezione extra breve breve. Respirare x dormire. Come? Facile. Innanzitutto respirazione addominale e non toracica, poi lentissimo espiro. In particolare tenendo la lingua appoggiata all'interno dei denti incisivi, e, con la bocca socchiusa emettere un silenzioso "th". 5 volte e poi si dorme. Provate un poco....

martedì 28 novembre 2017

Respirare per prepararsi a scrivere


La scrittura a mano, così come il disegno o la pittura, inducono a movimenti e muscoli completamente diversi rispetto alla scrittura digitale, in cui si batte su una superficie piana. Così Valeria Maggiali ha ideato una sequenza di asana (yoga) di preparazione alla scrittura, in cui sentire il corpo, per fare spazio al silenzio, dove abitano le parole, per dare vita ai gesti che si trasformano le parole.

Dandasana: Seduti con la schiena dritta e le gambe distese in avanti alla distanza dei fianchi, le braccia lungo il corpo e le mani con i polpastrelli delle dita puntati. Ad ogni inspirazione premere i polpastrelli e gli ischi a terra mentre si allunga la colonna verso l’alto. Ad ogni espirazione sgonfiare il petto e premere l’ombelico verso la colonna e verso l’alto. Le gambe attive, premute verso terra, compresi il cavo dietro il ginocchio e i talloni.
In Dandasana eseguire la sequenza: inspiro e unisco gli avambracci fino a far combaciare i mignoli, mi preparo all’ascolto. Espiro, allontano le braccia e ricevo. Inspiro, piego le braccia verso l’alto fino ad avere i gomiti all’altezza delle spalle, guardando le mani contemplo ciò che ho ricevuto. Espiro, porto le braccia dietro la testa, tenendo gli avambracci premuti e trasformo in riflessione ciò che ho ascoltato. Ripeto per 5 volte.
Sukasana: Metto le mani dietro la schiena con le dita rivolte verso i glutei, premendo sui polpastrelli apro il petto verso l’alto, a ciò che verrà. Torno in Sukasana e mi ringrazio per questi minuti di pratica e passo le mani unite in anjali mudra (mani giunte, saluto) sulla fronte ripetendo mentalmente “benevolenza nei pensieri”, sulla bocca “ benevolenza nelle parole” sul cuore, “benevolenza nel sentire”. Termino con un respiro.
Ripeto la sequenza fino al momento in cui mi sento pronto a scrivere. Scrivere anche solo una parola, un elenco di parole, una breve lettera. Senza paura della sintassi, senza paura della grammatica. (lib. cit. N. Cinotti)

venerdì 24 novembre 2017

Riprendiamoci i nostri sensi

«Stai nel sentire». Lo dico per me, non è scontato. Anzi.
Lo dico col mio bel bagaglio di immaginazione e fantasia.
Ma le risposte dei sensi hanno risonanze affettive, non siamo insensibili a ciò che vediamo, udiamo, odoriamo, tocchiamo. Spesso la risposta sensoriale è la porta per l’emergere di una emozione. 
Penso a certe canzoni che mi risunonano dentro, odori che mi attirano (o schifano), sapori che mi fanno tornare indietro.
C'è un legame forte tra sentire ed emozioni.
La mia propriocezione mi informa sulla posizione del corpo e delle sue parti. Tutte collegate. 
«…E’ importante come stai lì, in piedi. Come ascolti la cosa che sta per accadere. Come respiri»
(William Stafford da “Essere una persona”).

I sensi ci mettono in contatto con il mondo di fuori e quello di dentro.
I sensi sono anche il nostro punto di contatto con l’esperienza e sono quindi estremamente suscettibili ai processi di ritiro ed espansione.

Ho trovato un modo per definire i landscapes che ci giungono dai nostri sensi.
Dalla vista.
Guardo l'angolo autunnale di bosco che spunta dalla finestra. Se sono triste vedo le foglie morte. Se sono allegra vedo il giallo che ride.
E quando sono io ad essere vista? Il mio corpo risuona diversamente se mi osserva mio marito, piuttosto della capoufficio.
Vedere ed essere visti esprime reciprocità e influenza le emozioni
Dall'udito
Certi suono sono un concerto, gli uccellini quando passo in bici, certi altri mi feriscono, come gli strombazzi dei clacson. Dipende anche da me: i corvi mi ricordano che sono necrofagi e il loro crac mi urta. Il clacson di un'auto di un amico mi fa piacere.  
Dal tatto
Il contatto ci nutre. Non solo quello delle persone, ma anche
il calore del sole o l'aria come dice la nostra insegnante Assunta Bianciotto.
Possiamo essere fuori contatto – non amiamo internet perché che contatto ci dà? – possiamo perdere il contatto, sentirci toccati (nel cuore) e toccare il cielo con un dito!
Dal gusto e dall'odorato
Mi piace entrare in cucina e sentire l'odore del caffé, diceva la mia amica Giulia. Lo si pregusta.
Mentre dal canto mio non amo l'odore del pesce cucinato la sera prima.
A me piace l'odore di Mauro mio marito. Sa di biscotto al cioccolato. Dev'essere per questo che l'ho sposato.
Ci sono odori che dipendono dal profumo o dalla pulizia: è un messaggio intimo che richiama la mia attenzione. Altri ancora arrivano dall'Oltre ma questo è un altro affare.


Cosa mi aiuta a lasciar arrivare a me una sensazione, senza abbellimenti e senza sforzo? Una sfida elementare all’attenzione e alla ricezione. Sentire qualcosa senza giudicare è difficile, eppure è molto interessante. angelica1212@oneminutesite.it

Sentire non è pensare

Sentire non è pensare, l'avevo già detto?

Sentire con il corpo. Pensare con la mente.
Restiamo sul reale, anatomia e organi di senso, non fantasia o sogni ad occhi aperti, ulteriori illusioni.
La mente ci imbroglia ogni 3x2. Il corpo no.
La mente ci porta nel loop finché non riceviamo una sensazione diversa, che sentiamo dal corpo, e da lì usciamo dal circolo vizioso, e cambiamo la sensazione, che - se è consapevole - cambia il pensiero, l'immagine, l'emozione, le quindi anche il ricordo.
Mi son trovata a leggere quest'assurdità: "alziamo le nostre vibrazioni cambiando i pensieri"
No. Le vibrazioni sono corporee, di luce, di musica anche, ma corporee.
Quindi non passano dal pensiero.
Cambiare i pensieri non è una scelta a comando, tutt'altro.
Se sento, vibro.
Se il corpo è vivo si sente di più.
Quando è vivo? quando respira e vibra.
Incominciamo dal sentire il nostro corpo. Come i bambini, quando avviene che, con un po' di pratica e di tempo, si accorgono dove finisce il proprio e poi inizia la mamma…
Se il corpo è rigido diventa meccanico e tutte le funzioni vengono demandate alla testa.
Così i nostri mali fisici e mentali, la nostra vita che non funziona, le persone che ci feriscono, il partner che non ci capisce, il lavoro che non ci piace, tutto ritorna come un ciclone, addosso a noi e noi non andiamo da nessuna parte. Soprattutto siamo convinti che sia colpa del ciclone.
Quel ciclone mentale che noi stessi abbiamo innescato.

domenica 19 novembre 2017

venerdì 17 novembre 2017

Cambiamo l'energia

Se si resta nelle parole mi sembra tutto inutile... penso sia fondamentale passare dalle parole ai fatti. Nessun cambiamento nella comprensione è credibile se non si accompagna dai fatti!
La storia viva di una persona è registrata nel corpo, ma la storia cosciente lo è nelle parole. Se manca la memoria delle esperienze mancano anche le parole per descriverle. Chi possiede la memoria la traduce in parole, espresse tra sé e sé, pronunciate o scritte. In ogni caso la memoria, una volta tradotta in parole, assume una realtà oggettiva, specialmente se le parole vengono espresse.Alexander Lowen

giovedì 9 novembre 2017

Essere gentili. Perché?

Essere gentili.
Ho preso a prestito una vignetta dei Peanuts perché loro con gentilezza ci fanno riflettere, senza urlare, senza parolacce, senza modi bruschi.
Per me la gentilezza è una virtù importante. Non è solo buona educazione.
Mi sono resa conto che alcuni non mi credono o non mi hanno creduto, ci leggono un secondo fine. Bé è un atteggiamento che tende a mettere l'altro a suo agio e a non attaccare perché a sua volta non viene attaccato. Sicuramente è un modo di porsi e anche di difendersi. Ma non potrebbe semplicemente essere un modo di essere?
Porta con sé un tranello: potrebbe essere frantesa ulteriormente con debolezza, come un'autorizzazione ad essere calpestati. Per me è un fatto reale, accaduto più volte. Ma sto imparando a correggere la rotta, in modo da non autorizzare prevaricazioni.
Perché la prima persona con cui essere gentile sono me stessa. Se autorizzo me stessa ad esistere, ad avere diritti, con gentilezza, anche al di fuori di me questa cosa si percepisce e produce effetto.
L'origine della parola "gentilezza" indica l'appatenenza ad una famiglia con capostipite comune, o ad una razza.
Quel senso di appartenenza è capace di contemplare un reciproco rispetto, un reciproco interesse. Una considerazione dellaltro come parte della propria esistenza, con una qualità di presenza che garantisce lincontro fra due persone. Una presenza affettiva ed ugualmente autorevole, dove il mio esistere non può in alcun modo penalizzare il tuo, dove i miei no, consapevolmente espressi non pregiudicano la relazione. Uno spazio della relazione dove è possibile affermare i diritti senza cadere in stati di subordinazione. 
Dire "mettiamoci nei panni degli altri" è solo un detto. Non avviene realmente.  
Consideriamo adesso lo spazio dellunicità dellaltro. Uno spazio in cui laccoglienza dellaltro determina la cura e lattenzione che io userò nei suoi confronti affiché produca il miglior risultato,  sul piano dellefficienza e della funzionalità, ma anche nel rispetto del piano relazionale. Vorrò così conoscere le differenze, le preferenze fra il mio stile e quello del mio interlocutore, vorrò accettarle e rispettarle, proprio per rendere il tutto più fluido e funzionale nel reciproco interesse e in quello ultimo del risultato a cui desidero arrivare.
Per quanto io possa impegnarmi in questa direzione una considerazione importante riguarda la consapevolezza del fatto che mi rapporto con laltro, sempre e comunque, partendo dallidea che ho di lui. Infatti ci saranno comunque i miei filtri personali che interverranno nella miapercezione di chi mi sta di fronte, ci sarà sempre un non conosciuto da me che merita rispetto, attenzione consapevole e gentilezza.
"Il perno profondo della gentilezza è la presenza. Una presenza allaltro, un rispetto dellaltro, un riconoscimento dellaltro" (Luce Irigaray nel suo libro Amo a te”):
Io non ti so.
Ti ascolto, percepisco ciò che dici, vi sono attento, cerco di sentire in quello che dici, la tua intenzione. Con attenzione a te e con consapevolezza su di me.
Ti ascolto non solamente a partire da ciò che so, che sento, che sono già. Ti ascolto come la rivelazione di una verità non ancora manifestata. La tua!
Consideriamo la presenza sostanza e strumento della gentilezza vera, per qualità, dignità e connessione della relazione con sé stessi e con gli altri. La presenza, unattenzione deliberata rivolta ai 3 livelli, il corpo, le emozioni e i pensieri della persona, sempre nella consapevolezza del contesto in cui si manifestano, può così divenire qualità dellessere che si innesta in un fare.
La gentilezza comprende l'assertività, diviene vera e propria pratica della presenza, di unattenzione sottile che tendea ciò che esiste proprio ora, nello spazio intra-personale e inter-personale E' AT-TENZION = tensione da sé all'altro. Muovendosi da sé allaltro.
E' una diversa modalità di esistere, di abitare sé stessi e di connettersi con gli altri, "una virtù a servizio dellesistere (…): nella considerazione dei suoi talenti, nella presa in carico e cura delle sue sensazioni, emozioni e pensieri, nella determinazione dei suoi obiettivi, nella connessione con le altre persone" (cit. N.Cinotti).
E' vicino a quel "farsi UNO" che tanto piaceva a Chiara Lubich.
«Io vorrei essere uno con tuo pianto, uno col tuo canto, sì perché in fondo alla mia vita prima di me ho messo te». (Gen Rosso)

sabato 4 novembre 2017

Fitoterapia: nella natura c'è tutto!

(fumaria officinalis)

Carissimi lettori e amici,
già vi ho raccontato più volte di piante benefiche per il sistema respiratorio;  ho fatto un intero post sull'iperico, con allegato anche un trattato farmacologico.
Contro il mal di schiena, dolore alla schiena spesso intollerabile, che è la prima causa di assenteismo sul posto di lavoro, si può prendere la scrofularia nodosa; anche l'arnica ha delle proprietà fantastiche per aiutare a combattere dolori articolari, ematomi e reumatismi.
Ginkgo biloba e ginseng siberiano migliorano il funzionamento dei neuroni. La piantaggine lanceolata è un trattamento naturale di base per l'asma.
(piantaggine lanceolata) La melissa migliora la qualità della vita nei casi di sindrome dell'intestino irritabile, rilassa ed aiuta il sonno, così come il fiore della passione e il thé di valeriana.
C'è una super tosse? rafano nero!
Le alghe
stimolano la ghiandola tiroide (ma andateci piano). Il larice rafforza il sistema immunitario, è tradizionalmente raccomandato in caso di infezioni ricorrenti, soprattutto otite, sinusite, laringite; il desmodium, il cardo mariano, la fumaria riducono gli effetti negativi di farmaci chimici sul fegato. La pilosella e la curcuma proteggono i reni. 

Quest'anno sono stati individuati meno di 10.377 nuovi impianti con proprietà medicinali da parte del Kew Gardens Botanical Research Center (uno dei più grandi del mondo a Londra)!
Questo è il più grande aumento della storia: + 59% in un anno! I ricercatori sono troppo eccitati di questa incredibile raccolta di nuovi rimedi naturali. Ma come paziente, continui ad essere privata della maggior parte dei benefici della medicina vegetale.

Ma allora perché prendiamo sempre e solo farmaci con mille controindicazioni? Ecco la riposta. Le grandi guerre si fanno per grandi ideali e per denaro. Per me il vivere secondo natura è un ideale, spero di farne un vero lavoro e non so se ci riuscirò mai. Chiedetevi le case farmaceutiche quali ideali abbiano.