mercoledì 14 novembre 2018

Mauro viaggia fuori io dentro: ci incontreremo?

Viaggiare (Gabriel Garcia Marquez)
Viaggiare è andar via di casa
è lasciare gli amici
è provare a volare
Volare imparando altri rami
percorrendo altre strade
è tentar di cambiare
Viaggiare è travestirsi da folle
dire “non mi importa”
è voler ritornare
Ritornare apprezzando quel poco
e gustando una coppa
è di nuovo provare.
Viaggiare è sentirsi poeta
scrivere una lettera,
è voler abbracciare,
Abbracciare arrivando a una porta,
agognando la calma,
è lasciarsi baciare,
Viaggiare è farsi mondano
conoscere altra gente
tornare a cominciare.
Viaggiare è andar via di casa
traverstirsi da folle
è dire tutto e niente con un bollo
postale.
Dormire in un altro letto,
sentir che il tempo è breve,
viaggiare è ritornare.

“Un piede dopo l’altro e un lungo respiro qualcosa chiama indietro non mi giro deciso è il mio avanzare”: la strada è metafora della vita che non è statica, ma ha una tensione dinamica. Ognuno di noi è homo viator, viaggiatore, verso una meta che si svela strada facendo. Il cammino non è sempre lineare! A volte si hanno battute di arresto o inversioni di rotta. I motivi possono essere diversi: distrazioni, per una visione materialistica ed edonistica della vita, o anche pentimenti e sensi di colpa per la presa di coscienza di aver commesso errori. Ma anche se questi fattori ci influenzano e rallentano è importante che ci sia la volontà di ricominciare, di rialzarci e continuare.
“nella mia sacca il meglio di me ci ho messo e dell’amore toccato niente scordo”: ogni viandante mette nello zaino quello che veramente gli serve: forza di volontà, fiducia, voglia di conoscere, apertura al nuovo e al dialogo, creatività… senza scordare i momenti in cui tocca con mano l’amore. I gesti d’amore, seminati e ricevuti nella gratuità, si fissano nell’hard disc della memoria e ci accompagnano per tutta la vita come una colonna sonora. (non dimenticherò mai chi ci ha offerto l'acqua durante l'ultimo caldo cammino portogues).
“esco da immagini in bianco e nero in un prisma di colori dove non ero”: ci sono anche i momenti difficili: il dolore per una amicizia tradita o una malattia, delusioni in famiglia o sul lavoro, solitudine interiore… Tratti di strada percorsi in un tunnel con la sensazione di soffocare e soccombere. Ma, se siamo tenaci, arriva la luce della consolazione e il premio alle fatiche. In questo dinamismo di luce e ombra, desolazione e consolazione, “morte” e “risurrezione” c’è il mistero della nostra vita. Anche i grandi Santi hanno fatto l’esperienza della “notte oscura”. Un esempio a noi vicino è Madre Teresa di Calcutta. Le sue lettere private, trovate di recente, hanno rivelato la sua lunga “crisi spirituale”, quando non sentiva la presenza di Dio. In questo silenzio e con grande difficoltà, Madre Teresa è stata forte, proprio nella stessa fede che le causava tormento. Anche per lei c’è stato il dubbio, lo sconforto, ma sempre, come per ciascuno di noi, con la speranza di andare verso la luce. Senza l’esperienza del buio non si può gustare la bellezza del “prisma di colori” che la vita ci offre. E’ questo l’humus in cui cresciamo e maturiamo.
“la meraviglia mista a voglia e passione fanno da bussola direzione”: la capacità di sorprenderci per le novità di ogni giorno va tenuta sempre viva nel cammino. E’ importante saper scoprire la presenza di Dio in tutto, anche per capire la direzione in cui andare. Ma anche volontà e passione sono importanti. Per chi crede “fino in fondo” la mèta diventa, giorno per giorno, realtà: la passione per gli ideali è forza che fa superare difficoltà e ostacoli.
“a tutto l’oro bello da trovare qui nella mia vocazione”: vocazione è sapere che la tua vita è un dono che ti viene da Dio e di cui dovrai rendere conto; è vivere con responsabilità il tempo che ti è affidato investendolo per Dio e gli altri; è avere la consapevolezza e il coraggio di percorrere la strada indicata; camminare con Dio al tuo fianco come primo interlocutore; è cercare in Dio “la perla preziosa” che arricchisce la tua vita e le dà la pienezza di senso.
“e continuo questo viaggio superando deserti”: il deserto è aridità, precarietà, solitudine, difficoltà. Ma anche luogo di interiorità e saggezza. “E’ lì in mezzo alle difficoltà e alla rinuncia, che ogni goccia d’acqua, ogni attimo di vita diventa prezioso oltre misura. Il deserto stesso insegna ad apprezzare di nuovo il valore delle cose” (E.Drewermann). Abitare il deserto significa, allora, fare i conti con noi stessi, ascoltare il cuore, riscoprire l’essenziale, i sentimenti più autentici, riattivare gli occhi interiori, i soli capaci di cogliere l’invisibile, il senso vero delle cose, per ripartire con nuovo slancio e affrontare la vita.


Nessun commento:

Posta un commento