martedì 18 novembre 2014

… a chi mi chiede dell'Innerbreathing

… letteralmente significa "respiro interiore". È un insieme di teoria e pratica olistica per aiutare nella guarigione. 

Dice Antonio Kaiko: «quando il respiro diventa profondo, cosciente, quando prende il centro dell'attenzione, si risvegliano paure nascoste che tendono a bloccarlo, a impedirgli di sbocciare».  Viaggia parallelo alle emozioni, ma non è emozione. Smuove i blocchi e risveglia le emozioni. 

Trae le sue fondamenta in tempi molto antichi, nell'Oriente asiatico, da cultura-filosofia-religione, che a mio parere non esclude quella che vivo (sono cristiana e cattolica) casomai la comprende ed aiuta a capire.

"Accanto alla rinuncia c'è la beatitudine, dice la Bagavad Gita - poema epico dell'Induismo -  e questo non deve essere inteso nel senso Cristiano del termine rinuncia, ma come il rigetto di ciò di cui si ha, da sé stessi, riconosciuto l'inconsistenza, o peggio, la nocività innata..".
Alexandra David Néel, 1913



«Il respiro aumenta l'energia che scorre nella persona, ne accresce la vitalità mettendola in contatto profondo con se stesso…
Nell'esplorazione di noi stessi, spesso pensiamo concepiamo le cose come esterne, anche quando parliamo di interiorità e spiritualità.
Il respiro, come molte delle pratiche corporee, ci riporta dentro di noi e ci pone di fronte al drago, ai fantasmi, o a qualunque altro aspetto abbiate dato ai vostri demoni interiori».

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