sabato 5 novembre 2016

Cavalchiamo l'onda...

In qualche blog passato ho descritto l'emozione come un'onda.
So di non dire nulla di nuovo, terapeuti che conosco e stimo condividono e spiegano circa nello stesso modo questa esperienza.
Quando siamo proprio al culmine, sulla cresta, nel momento di emozione più forte, entriamo nello spazio refrattario. La nostra capacità di pensiero è offuscata (vedasi ricerche di Paul Ekman).
Intervengono le modalità difensive, naturali e impulsive.
Vederle e controllarle è faticoso.
Intervenire per cercare di “far ragionare” in quei momenti è inutile e spesso controproducente.
Perché si va ad attivare l'attacco, la fuga, o il "freezing", come sanno bene i genitori di molti adolescenti. L'ho visto di recente in un film e mi son rivista ragazzina. Ho rivisto le mie reazioni anche attuali quando sono al limite della sollecitazione e non riesco a staccare.Solo «dopo la fine di questo periodo refrattario possiamo avere di nuovo un ampio contatto con la mente e con le emozioni e quello è il momento in cui aprire il dialogo. Possiamo vedere la situazione nel loro insieme, riconoscere quello che sentiamo e vediamo, comprendere la prospettiva e il punto di vista dell’altro e trovare soluzioni creative alle varie difficoltà» (cit).
Lavorare su di sè, sulla modalità dell'osservatore aiuta a vedere e sentire il sorgere dell’onda, l’inizio di una emozione, il periodo refrattario e la fine dell’emozione. E ci può insegnare a farlo per noi e per gli altri.
Alleniamoci a buttare fuori le emozioni, quando e dove possibile. Liberiamole. Liberiamo la voce.
Per fare sì che un’onda emotiva non diventi uno tsunami.
angelica1212.oneminutesite.it

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