martedì 14 febbraio 2017

noi camminiamo, per sciogliere le tensioni, ma che cosa significa?

(Sacra di S. Michele, vista dalla Novalesa, in Val di Susa)

Che cosa significa sciogliere le tensioni?
Uno principali lavori della bioenergetica è lo scioglimento dei blocchi e delle tensioni croniche. Lavoriamo per scioglierle perché sono espressione delle nostre difese e ci conservano legati a situazioni traumatiche passate.
Gli schemi di reazione allo stress sono strutturati nel corpo, fanno parte di un atteggiamento del carattere dell’individuo e si ripetono nel tempo. Si cristallizzano e si consolidano.
E' pazzesco! Noi ci difendiamo dopo che si è verificato l’evento critico e, quindi, ogni difesa ha un carattere anacronistico: è chiudere il pollaio con le galline tutte fuori!!!
La difesa però permette anche un ritiro che dovrebbe essere riparativo.
Il problema è che non manteniamo flessibilità e vitalità, così non riusciamo ad uscire da questo "ritiro riparativo". E' come se la chiocciolina nascondesse le cornina dentro e poi non riuscisse più a tirarle fuori.

Che cosa significa sciogliere le tensioni?
Le tensioni e contrazioni difensive hanno una struttura: sono tensioni circolari che non impediscono la funzione muscolare ma limitano la consapevolezza corporea.
1º livello: i movimenti sciolgono le tensioni sono essenzialmente di due generi: movimenti di allungamento e movimenti rotatori. I movimenti di allungamento facilitano, in modo diretto e indiretto, la lunghezza dell’atto respiratorio. Quelli rotatori allentano l’anello di tensione vero e proprio.
Per facilitare il processo di scioglimento usiamo il suono: le vocalizzazioni che sono connesse all’emozione che è rimasta “impigliata” nell’esperienza. Ciò serve a ripristinare l’equilibrio tra la consapevolezza corporea e l’atto espressivo.
Non basta essere consapevoli per stare meglio. Abbiamo bisogno che la nostra consapevolezza sia agita ed espressa, buttata fuori e presa in mano come quel sasso… che ci pesa sullo stomaco e che, una volta fuori è un ciottolino.
Il suono ci permette di dare voce all’aspetto non verbale delle nostre emozioni. 
L’impiego delle parole giuste è una funzione energetica perchè è una funzione della coscienza. È la consapevolezza dell’esatta corrispondenza fra una parola (o una frase) e una sensazione, fra un’idea e un sentimento. Quando le parole sono connesse o combaciano con le sensazioni avviene la meraviglia: il flusso energetico che ne risulta fa crescere l'eccitazione della mente e del corpo elevando il livello di consapevolezza e la messa a fuoco.

Andare in profondità
2º livello: andiamo ad esplorare due aspetti dell’atteggiamento difensivo e della corrispondente tensione: l’accettazione e la reattività.
La base della risposta difensiva è un «no». È successo qualcosa che non volevamo e che non vogliamo si ripeta. Questa lotta – come accade in tutte le opposizioni – lascia come in gabbia nella situazione. Lottando contro non abbiamo più le energie per andare avanti. Rimaniamo fissati – in opposizione – al nostro nemico e impegniamo tutte le nostre energie in questa lotta. Anche in questo caso abbiamo una modalità di risposta muscolare: ci sarebbe un movimento spontaneo che blocchiamo opponendo una forza muscolare contraria.
Nutriamo così la non accettazione che si manifesta – dal punto di vista comportamentale – con la reattività. Di fronte a stimoli che ci ricordano il trauma originario diamo adito ad una schema di risposta automatico e reattivo.

La reattività
Nota bene, non si tratta di spontaneità. E spesso questi comportamenti reattivi – poiché comportano una scarica – possono dare momentanei segnali di sollievo. Ma distinguerli dalla spontaneità non è difficile: sono ripetitivi e non portano avanti ma lasciano la persona sempre nello stesso posto.
«Nel comportamento reattivo c’è un aspetto che è solo apparentemente spontaneo, in quanto è condizionato e predeterminato dalle esperienze precedenti. Chi va su tutte le furie ogni volta che viene frustrato può dare una espressione di spontaneità ma la qualità esplosiva della reazione lo smentisce. L’esplosione deriva dal blocco degli impulsi, dietro a cui si crea un accumulo di energia che una lieve provocazione basta a scatenare. Il comportamento reattivo deriva da una interferenza con il fluire degli impulsi ed è espressione di una situazione di blocco all’interno dell’organismo.
Quindi, quando lavoriamo sulle tensioni, possiamo dire che, ad un 1º livello, lavoriamo sull’aspetto muscolare ma in profondità lavoriamo per ampliare la capacità di accettare e quindi di diminuire l’aspetto di reattività» (A. Lowen).

Il ruolo dell’attenzione
3º livello: poniamo attenzione! il movimento non è sufficiente senza di essa. Tutti gli esercizi, perché siano efficaci, vanno compiuti portando l’attenzione al corpo, non in modo automatico e meccanico. L’attenzione è un passaggio fondamentale perché aumenti la carica e si arrivi allo scioglimento. C’è una retroazione positiva tra consapevolezza e attenzione che fa sì che l’una aumenti l’altra. E insieme collaborino per quello scioglimento che integra consapevolezza, padronanza di sé e capacità espressiva.

Diamo voce
4º livello: diamo voce a chi siamo davvero. Ora le nostre parole sono espressive della nostra consapevolezza. Vanno al di là delle storie che abbiamo imparato sull’argomento della nostra vita. Ora possiamo dire cos’è – davvero – la nostra esperienza, e quindi: declinarla al tempo presente.
«Le parole svolgono a livello individuale la stessa funzione che svolgono per la società. La storia viva di una persona è registrata nel corpo ma la storia cosciente lo è nelle parole. Se manca la memoria delle esperienze mancano anche le parole per descriverle». (A. Lowen "Bioenergetica)

Cerchiamo nel corpo l'origine delle parole.
… aggiungo personalmente: troviamo nell'anima il nostro suono.

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