sabato 25 marzo 2017

Cammino di guarigione


Si può viaggiare da turisti o da pellegrini. O da se stessi.
Questo è un viaggio alla ricerca di sé.
Per me – terapeuta della voce – di fronte allo stress il motto è: «Fermati e respira». E ascolta (te stesso).
Per Mauro – guarito dal cancro e pellegrino del mondo, che ha fatto del cammino la sua terapia - «Alzati e cammina». (cit. )

«Talita kum» è un canto di guarigione: in aramaico sono le parole che dice Gesù alla bimba che pare morta, citate nel Vangelo di Marco.
Al paralitico dice «Alzati e cammina» (sempre Vangelo di Marco). La paura ti paralizza. L’esortazione di Cristo è credi in Me e credi in te, coraggio, alzati e cammina.

Il vangelo ci presenta un paralitico. Il paralitico non fa nulla. Non parla, non dice una parola, non si muove, non interviene, non cammina. Non ha neppure un nome: è come dire un “uomo morto”, che non sa fare più nulla nella vita, che ha smesso di vivere, che ha perso ogni forza. E’ un uomo paralizzato, sclerotizzato, fossilizzato, totalmente passivo. Il fatto che, disteso su di un lettuccio, sia portato da quattro persone, vuol dire che la sua paralisi è totale.
 “Noi ci saremmo aspettati che Gesù vedendolo, lo toccasse e lo guarisse. Ma non è la paralisi corporea il suo problema. E’ dentro il suo problema, e Gesù lo sa. E’ l’animo paralizzato. Gesù per dire quanto è forte e pericolosa questa invisibile ma reale paralisi interna, la chiama peccato”. (da Qumram.net)
Guarire non è come andare dal dentista. Guarire vuol dire riconoscere che io sono ferito, che io sto male, che io sto soffrendo. Guarire è fare contatto con la mia ferita: toccarla anche se mi ripugna, anche se preferirei non vederla, anche se mi fa vergogna o mi fa male. E’ la mia ferita. Guarire è diventare consapevole che solo io posso essere il mio medico.
Sono io che devo prendermi cura della mia ferita perché è avvenuta nel mio corpo e quindi è mia e di nessun altro; qui si è ammalata e solo qui può ritrovare le sorgenti per guarire.
«A volte le persone vengono, svuotano il sacco e dicono: “Mi dia un consiglio. Che cosa devo fare?”. Io rispondo: “Non ho la minima idea di cosa deve fare lei. E’ un problema suo, non mi riguarda. Se vuole, ciò che io posso fare è accompagnarla nella sua strada”. A volte le persone si arrabbiano e se ne vanno. A volte capiscono e rimangono.
Nessuno può vivere la tua vita. Nessuno può amare con il tuo cuore. Nessuno può affrontare i tuoi problemi. Nessuno può guarire le tue malattie. E’ un compito personale, tuo. Decidi tu cosa fare» (Qumram.net).
Posso fare la strada con te, ma non posso fare la strada per te. 
Per questo - counselor in training - sto con te, ti sto vicino, ti aiuto a trovare la strada e ti accompagno per un pezzo.
Camminiamo insieme.
Per guarire.
Foto del Wadi Rum, Giordania 2014, presto in esposizione in un evento pubblico - nostro e vostro -  a cura della Fondazione per la Ricerca sul Cancro di Candiolo.

Nessun commento:

Posta un commento