sabato 11 marzo 2017

La complementarietà del lavoro personale su respiro e voce

Il lavoro che propongo su respiro e voce è complementare con il lavoro dei medici e degli psichiatri.
Perché? scioglie e libera.
Una mia cara amica, Lidia, mi ha fatto un bel complimento: «venire da te è come lavarsi i denti». Sì, è vero, è prevenzione.
Allora cerchiamo di capire che cosa sono le tensioni. Così capiremo come scioglierle.



«La tensione muscolare cronica è l’espressione fisica del senso di colpa, perché rappresenta l’ingiunzione dell’ego contro certi sentimenti e certe azioni». (A. Lowen)

Quando parliamo di muscoli contratti in genere abbiamo una visione unitaria: qualcosa di teso, rigido e che duole.
Il muscolo ha molte espressioni, ognuna corrisponde ad una diversa posizione emotiva e tutte hanno una relazione con la forza: la contrazione genera una forza in seno al muscolo.
La più tipica tra le contrazioni è il ritirarsi, il tirarsi indietro. Corrisponde al nostro tirarci indietro dall’intimità con gli altri. Ci mette in una posizione difensiva.
Un'altra è l' allungamento: porta ad andare al massimo delle nostre possibilità. Sfrutta la forza che abbiamo immagazzinato nella fase di accorciamento. Così non è insolito che una persona molto ritirata abbia una apertura improvvisa e inaspettata. Oppure una esplosione improvvisa e inaspettata. Un'altra ancora è quella  circolare. Di queste si occupa prevalentemente la bioenergetica: quelle che fanno perdere la percezione di una parte del corpo pur mantenendone la funzionalità. Quelle che ci rendono meccanici e privi di sentire nel nostro muoverci nel mondo. Quelle che hanno bisogno di una cura circolare come l’affetto. Ne hanno bisogno perchè ogni contrazione muscolare esprime una emozione e ne nasconde un’altra.
L’affetto è una cura circolare perché scioglie e apre.
Non possiamo curare e curarci senza amare.
 «Alla fine, qualsiasi contrazione, ha un’unica cura che si chiama intimità e contatto. Intimità declinata con tutte le sfumature che appartengono a questa parola. Contatto con quel misto di presenza e attenzione affettuosa che ci fa riconoscere a quale distanza stare per dare contatto. Perché contatto non significa necessariamente toccare con le mani: significa essere toccati da ciò che l’altro fa per noi» (N. Cinotti).

Detto ciò vi abbraccio tutti, restiamo in contatto, keep in touch!
angelica1212.oneminutesite.it

Nessun commento:

Posta un commento