martedì 6 giugno 2017

Eppure sentire...

Questa è una delle foto della mostra di Mauro, il mio marito-pellegrino, dall'8 giugno alla Mondadori di Pinerolo (To).
Lo ritrae camminando su una duna del deserto del Marocco.. E' un'esperienza che conosco questa di camminare sulla sabbia. La conosciamo tutti,credo. Scalzi, sulla sabbia fine, è davvero un bel sentire.
E' sentire. Viviamo per sentire.
Siamo "Sentire". Non siamo "il nostro corpo, non siamo le nostre emozioni, non siamo i nostri pensieri,.... siamo qui a fare una esperienza esistenziale con lo scopo di aggiungere un grano di maturazione al nostro percorso evolutivo; al percorso evolutivo di chi? se non siamo niente di tutto quello che siamo convinti di essere? Se il nostro corpo fisico è uno strumento, se le emozioni sono strumenti e i pensieri sono strumenti, chi li utilizza questi strumenti?
«E' un Sentire che per compiere questa straordinaria, incredibile, fantastica esperienza che è la vita da uomo, si dota di questi strumenti raffinatissimi, e compie il suo viaggio dentro una realtà che è al tempo stesso funzione e estensione di quel Sentire. Dove sta il Sentire? E' in noi.
Come si fa a percepire il Sentire? Il modo più semplice di percepire il Sentire è chiudere gli occhi (e questo per un istante esclude il corpo), fare un paio di respiri profondi (e questo per un istante acquieta le emozioni), osservare i propri pensieri e lasciarli cadere (e questo per un istante ci distacca dalla nostra mente), e quindi sentirsi qui, ora; sentirsi vivi; sentire che ci siamo al di là del corpo, e quindi ci siamo, in questo nostro esistere, anche non fisicamente; e che non c'è bisogno di provare una emozione per sentirsi vivi, e nemmeno di alimentare e produrre un pensiero; anche distaccati da corpo, emozioni e mente noi ci sentiamo di esistere, esistiamo al di là degli strumenti percettivi. E' un esperimento facile, si può fare a casa, in un momento di silenzio, e di tranquillità.
Si può provare a entrare in contatto con noi stessi al di là di quel noi stessi nel quale ci siamo sempre identificati e scoprire che c'è, che è lì sempre, ed è l'unica cosa stabile di noi, che non muta, che non fa come le emozioni che cambiano di continuo, o come i pensieri che si affollano tutti assieme; il nostro sentirsi di esistere semplicemente è, è sempre, e non cessa mai! E lo possiamo scoprire tutti, nessuno escluso. Ma quando scopriremo che il sentirsi di esistere non cessa mai? Proprio nel momento in cui lascerà il suo corpo fisico; ognuno di noi scoprirà che ciò che ci fa sentire vivi in questo momento dentro un corpo, ci farà sentire altrettanto e ancora più intensamente vivi quando lasceremo il corpo. Ed è giusto che il sentire di esistere, una volta lasciato il proprio corpo fisico, sia più intenso, perché non ha più quell'involucro grossolano che conteneva e diminuiva la vibrazione vitale del sentire. Proprio come un grosso filtro. Ognuno dirà: toh, credevo di essere morto e invece sono più vivo di prima ....
Ma non bisogna necessariamente attendere di lasciare il proprio corpo per fare l'esperienza del Sentire; abituandosi all'ascolto, aprendo una sorta di canale interiore, diviene sempre più facile percepire il sentire di esistere, e quello è il primo varco per lasciar fluire altri stati di coscienza che sono del tutto naturali in noi. Il sentirsi di esistere è la traccia sicura, è come la stella polare che ci indica il nord; quello ci indica l'esistenza del Sentire; e la natura del sentire è coscienza; la sostanza di cui è costituito il Sentire è coscienza, e questa coscienza è di natura divina.
Ecco la nostra vera essenza: lo spirito che ci anima, che anima la nostra vita. Ecco il divino in noi; ecco perché non c'è da andare da nessuna parte alla ricerca di Dio; è già in noi; ecco perché, come dicono le Guide spirituali, la tua liberazione è ora, basta che tu lo voglia: perché non siamo mai usciti dal seno del Padre; noi siamo sua parte costituente e la nostra esistenza è parte della sua esistenza; ecco perché il regno di Dio risiede nella pace interiore; rilassiamo il corpo, acquietiamo le emozioni, lasciamo andare i pensieri, e facciamo emergere quella pace che è solo interiore, e siamo in contatto con ciò che di divino c'è in noi, appena appena velato dai corpi e dagli strumenti che quel divino usa per manifestare se stesso nella vita.
E' quella la voce che da un certo momento in poi inizia a chiamare, e che pone le domande scomode di cui parlavamo prima. Perché noi, vivendo come viviamo, del tutto inconsapevoli di noi stessi, estesi a conquistare il mondo e le sue promesse, che altro non sono che il riflesso dei nostri desideri, crediamo di vivere secondo come ci appare; in realtà siamo in cammino sul nostro sentiero e, attraverso tutte le vicende del nostro vivere, stiamo nutrendo e maturando la nostra coscienza, stiamo compiendo un percorso spirituale, e siamo in quella fase evolutiva che si chiama vita da uomo. E non è l'Io che si identifica con i SUOI strumenti di esperienza che sta facendo quel cammino, ma è il Sentire che attraverso l'Io e i suoi strumenti esprime se stesso in quella realtà che chiamiamo mondo. Tutti i nostri atti umani non sono che il riflesso di atti divini; perché attraverso quegli atti il divino si manifesta nell'esistenza. E via via che l'uomo matura e acquista consapevolezza di sé, sempre più riconosce i segni di questa divinità in lui; è una divinità che tende all'unione, a rompere tutto ciò che è chiuso, rigido, e spinge invece a fondere. Questo perché l'uomo realizzato secondo i parametri della società in cui vive non è soddisfatto di sé, perché ciò che ha fatto è solo per , non è unitivo, comprensivo, è separativo, riguarda solo se stesso e il ristretto ambito del suo piccolo mondo» (cit.).

1 commento:

  1. Ciao cara! Grazie della tue preziose perle di saggezza che condivido (sia personalmente che su FB) con vero piacere

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