Lo ritrae camminando su una duna del deserto del Marocco.. E' un'esperienza che conosco questa di camminare sulla sabbia. La conosciamo tutti,credo. Scalzi, sulla sabbia fine, è davvero un bel sentire.
E' sentire. Viviamo per sentire.
Siamo "Sentire". Non siamo "il nostro corpo, non siamo le nostre emozioni, non siamo i nostri pensieri,.... siamo qui a fare una esperienza esistenziale con lo scopo di aggiungere un grano di maturazione al nostro percorso evolutivo; al percorso evolutivo di chi? se non siamo niente di tutto quello che siamo convinti di essere? Se il nostro corpo fisico è uno strumento, se le emozioni sono strumenti e i pensieri sono strumenti, chi li utilizza questi strumenti?
«E'
un
Sentire
che
per
compiere
questa
straordinaria,
incredibile,
fantastica
esperienza
che
è
la
vita da
uomo, si
dota
di
questi
strumenti
raffinatissimi,
e
compie il
suo
viaggio dentro
una realtà
che è al
tempo
stesso funzione
e
estensione di
quel Sentire.
Dove
sta
il
Sentire?
E'
in
noi.
Come
si fa a percepire il
Sentire?
Il
modo più semplice di percepire il Sentire
è
chiudere gli occhi (e questo per un istante esclude il corpo), fare
un paio di respiri profondi (e questo per
un
istante acquieta le emozioni), osservare i propri pensieri e
lasciarli cadere (e questo per un istante ci
distacca
dalla nostra mente), e quindi sentirsi qui, ora; sentirsi vivi;
sentire che ci siamo al di là del corpo, e quindi ci siamo, in
questo nostro esistere, anche non fisicamente; e che non c'è bisogno
di provare una emozione per sentirsi vivi, e nemmeno di alimentare e
produrre un pensiero; anche distaccati da corpo, emozioni e mente noi
ci sentiamo di esistere, esistiamo al di là degli strumenti
percettivi. E' un esperimento facile, si può fare a casa, in
un
momento di silenzio, e di tranquillità.
Si
può provare a entrare in contatto con noi stessi al di là di quel
noi stessi nel quale ci siamo sempre identificati e scoprire che c'è,
che è lì sempre, ed è l'unica cosa stabile di noi, che non muta,
che non fa come le emozioni che cambiano di continuo, o come i
pensieri che si affollano tutti assieme; il
nostro sentirsi
di esistere semplicemente
è, è sempre, e non cessa mai!
E lo possiamo scoprire tutti, nessuno escluso. Ma quando scopriremo
che il sentirsi
di esistere non
cessa mai? Proprio nel momento in cui lascerà il suo corpo fisico;
ognuno di noi scoprirà che ciò che ci fa sentire vivi in questo
momento dentro un corpo, ci farà sentire altrettanto e ancora più
intensamente vivi quando lasceremo il corpo. Ed è giusto che il
sentire
di esistere, una
volta lasciato il proprio corpo fisico, sia più intenso, perché non
ha più quell'involucro grossolano che conteneva e diminuiva la
vibrazione vitale del sentire. Proprio come un grosso filtro. Ognuno
dirà: toh,
credevo di essere morto e invece
sono più vivo di prima ....
Ma
non bisogna necessariamente attendere di lasciare il proprio corpo
per fare l'esperienza del Sentire;
abituandosi
all'ascolto, aprendo una sorta di canale interiore,
diviene
sempre più facile percepire il sentire
di esistere, e
quello è il primo varco per lasciar fluire altri stati di coscienza
che sono del tutto naturali in noi.
Il
sentirsi
di esistere è
la traccia sicura, è come la stella polare che ci indica il nord;
quello ci indica l'esistenza del Sentire;
e
la natura del sentire è coscienza; la sostanza di cui è costituito
il Sentire
è
coscienza, e questa coscienza è di natura divina.
Ecco
la nostra vera essenza: lo
spirito che ci anima, che anima la nostra vita. Ecco
il
divino in noi;
ecco
perché
non c'è da andare
da
nessuna parte alla
ricerca
di Dio;
è già
in noi;
ecco
perché,
come
dicono le
Guide
spirituali, la
tua
liberazione
è
ora, basta che tu
lo voglia:
perché
non
siamo mai
usciti dal seno
del
Padre;
noi
siamo
sua parte
costituente
e la
nostra esistenza
è parte
della sua
esistenza; ecco perché
il regno
di Dio
risiede
nella pace
interiore;
rilassiamo
il corpo,
acquietiamo le
emozioni,
lasciamo
andare
i
pensieri, e
facciamo
emergere
quella
pace che
è solo interiore,
e
siamo in
contatto
con ciò che di
divino c'è
in
noi, appena
appena velato dai
corpi
e dagli
strumenti
che quel
divino
usa
per manifestare se
stesso nella
vita.
E'
quella la voce
che da
un certo
momento
in poi inizia a
chiamare, e che pone
le domande scomode
di
cui
parlavamo
prima.
Perché
noi, vivendo
come viviamo, del
tutto
inconsapevoli
di noi stessi,
estesi
a
conquistare il
mondo
e le
sue
promesse,
che
altro non sono che il
riflesso
dei
nostri desideri, crediamo
di
vivere
secondo come ci appare; in
realtà siamo
in cammino sul nostro
sentiero
e, attraverso tutte
le vicende
del
nostro vivere,
stiamo nutrendo
e
maturando
la nostra coscienza,
stiamo compiendo un
percorso spirituale,
e siamo in
quella fase
evolutiva che si chiama vita da uomo.
E
non
è
l'Io
che si identifica con i
SUOI
strumenti di esperienza che sta facendo quel cammino,
ma
è
il
Sentire
che
attraverso l'Io
e
i suoi strumenti esprime se stesso in
quella
realtà che chiamiamo mondo.
Tutti
i nostri
atti
umani
non sono
che il
riflesso
di atti divini; perché attraverso
quegli atti il
divino
si manifesta
nell'esistenza.
E via via che l'uomo
matura
e acquista consapevolezza di
sé,
sempre più
riconosce i
segni di questa divinità
in lui; è
una
divinità che tende
all'unione, a rompere
tutto ciò
che è chiuso, rigido,
e
spinge invece
a
fondere.
Questo
perché
l'uomo realizzato secondo
i
parametri
della
società in cui
vive non
è
soddisfatto di sé, perché
ciò che
ha
fatto è
solo
per sé,
non
è
unitivo,
comprensivo,
è separativo,
riguarda
solo
se
stesso
e il
ristretto
ambito del
suo
piccolo mondo» (cit.).
Ciao cara! Grazie della tue preziose perle di saggezza che condivido (sia personalmente che su FB) con vero piacere
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